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Ensemble Concerto Italiano
Rinaldo Alessandrini, direttore
Monica Piccinini e Sonia Tedla, soprani
Maria Chiara Gallo, mezzosoprano
Andres Montilla, alto
Raffaele Giordani, tenore
Gabriele Lombardi, basso
Claudio Monteverdi (1567-1643)
La giovinetta pianta
O come è gran martire
Ecco mormorar l’onde
Se per havervi, oime
A che tormi il ben mio
Sovra tenere erbette
Vattene pur crudel
Cruda Amarilli
Ma se con la pietà
O Mirtillo, Mirtill’anima mia
Rimanti in pace
Dolcemente dormiva la mia Clori
Note di sala
Nel panorama musicale della fine del Cinquecento, pochi eventi editoriali hanno segnato una svolta tanto profonda quanto la pubblicazione del Terzo libro de madrigali a cinque voci di Claudio Monteverdi. Stampato a Venezia nel 1592, il volume raccoglie sedici composizioni che testimoniano la progressiva trasformazione del linguaggio musicale madrigalistico, in un momento storico in cui le tensioni tra la tradizione contrappuntistica e le nuove esigenze espressive si fanno sempre più evidenti.
Il giovane Monteverdi – all’epoca appena venticinquenne – si presenta qui già come un compositore consapevole del proprio ruolo di innovatore. Proveniente da Cremona, dove si era formato sotto la guida di Marc’Antonio Ingegneri, il «divin Claudio» porta nella vivace scena veneziana un gusto nuovo, più ardito, che inizia a infrangere le regole della prima prattica rinascimentale lasciando spazio a una scrittura capace di riflettere le sfumature emotive del testo poetico. Non a caso, proprio in questi anni, si fa strada il concetto di seconda prattica, destinato a cambiare per sempre la storia della musica occidentale, come ben messo in luce da Claudio Gallico nei suoi studi sulla poetica monteverdiana.
Nel Terzo libro, l’autore cremonese non si limita a una raffinata elaborazione della polifonia, ma compie un passo decisivo verso una nuova concezione della musica vocale dove il madrigale diventa un vero e proprio teatro dell’anima. L’espressività del testo poetico viene posta al centro della composizione: le linee vocali si caricano di affetti, gli impasti armonici si fanno più intensi, le dissonanze – non più evitate, bensì ricercate – assumono un ruolo drammatico. La musica non descrive soltanto, bensì agisce, emoziona, interpreta.
Emblematico in questo senso è il madrigale Cruda Amarilli, divenuto celebre non solo per la sua bellezza, ma anche per la controversia teorica che suscitò. Il musicologo e teorico Giovanni Maria Artusi ne criticò aspramente le «licenze» armoniche, accusando Monteverdi di trascurare le regole della buona composizione. Eppure, ciò che ad Artusi sembrava un difetto rappresenta per noi oggi una straordinaria anticipazione del Barocco: il gesto musicale che diventa espressione, la parola si trasforma in suono carico di senso.
Il Terzo libro si distingue anche per una maggiore varietà di affetti e per una teatralità più pronunciata rispetto ai due volumi precedenti. I temi trattati – l’amore, il dolore, l’assenza, la natura – appartengono all’immaginario poetico del tardo Rinascimento, ma Monteverdi li reinterpreta in un tessuto musicale dinamico, dove le voci sembrano vivere, respirare, sospirare. Ogni madrigale è un piccolo dramma in musica in cui le voci dialogano, si rincorrono, si contraddicono, si uniscono in momenti di struggente intensità.
Tra le pagine più celebri della raccolta spicca Ecco mormorar l’onde, madrigale che dipinge con rara delicatezza il risveglio della natura all’alba. Qui la scrittura imitativa si mette al servizio di una pittura sonora quasi impressionistica, dove ogni suono pare evocare il fruscio del vento, il cinguettio degli uccelli, il chiarore del primo sole. In netto contrasto, ma non meno intenso, è T’amo mia vita che chiude la raccolta con un dolce abbandono amoroso, dissolvendo le tensioni precedenti in un canto intimo e appassionato, carico di malinconica dolcezza.
L’importanza del Terzo libro non risiede solo nella sua bellezza intrinseca, ma nel fatto di rappresentare un momento di svolta nella carriera del compositore e, più in generale, nella storia della musica. È in queste pagine che Monteverdi getta le basi per quella rivoluzione espressiva che troverà piena realizzazione nelle sue opere mature, dal Lamento di Arianna alla Selva morale e spirituale, passando per i capolavori teatrali Orfeo e L’incoronazione di Poppea.
Ascoltare oggi il Terzo libro de madrigali significa immergersi in un laboratorio di modernità, dove la parola e il suono si fondono in una tensione continua tra emozione e forma, tra rigore e libertà. È un viaggio in una stagione artistica di straordinaria vitalità in cui il madrigale si fa specchio dell’anima e strumento di indagine psicologica, segnando il passaggio dalla musica del Rinascimento alla sensibilità drammatica del Barocco.
Giunto alla sua terza edizione, il Farnese Festival si conferma una delle manifestazioni più rilevanti dedicate alla musica antica e barocca, affermandosi come appuntamento di riferimento nel panorama nazionale e internazionale.
Promosso e organizzato dal Complesso monumentale della Pilotta, il festival nasce con l’obiettivo di valorizzare soprattutto il patrimonio musicale europeo dei secoli XVII e XVIII, attraverso un programma di altissimo livello, curato da Fabio Biondi, uno dei violinisti e direttori maggiormente autorevoli della scena barocca internazionale.
In programma dal 2 all’8 giugno 2025, la rassegna avrà come fulcro, come di consueto, il Teatro Farnese, edificio storico tra i più straordinari al mondo, affiancato da altri spazi del Complesso della Pilotta, che accoglieranno il pubblico in un percorso culturale immersivo tra musica, arte e architettura.
A conferma della sua vocazione progettuale e della capacità di dialogare con le istituzioni culturali del territorio, il Farnese Festival 2025 proporrà, all’interno dei propri ambienti, appuntamenti realizzati in collaborazione con il Teatro Due e con il Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma, consolidando il rapporto con le principali realtà artistiche cittadine e contribuendo alla costruzione di una visione culturale condivisa.
Concepito non soltanto come rassegna di concerti, ma come progetto organico di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e musicale, il Farnese Festival rinnova il proprio impegno nel restituire vitalità e visibilità a un repertorio di straordinario valore, rafforzando al contempo il ruolo del Complesso monumentale della Pilotta quale polo di eccellenza per la promozione e la diffusione delle arti.
Alle persone in possesso del biglietto scontato sarà chiesto di esibire, al controllo accessi, la tessera che dà diritto alla riduzione di cui hanno usufruito.